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giovedì 15 agosto 2013

Gustav Klimt

"Di me non c'è alcun autoritratto. Non mi interesso alla mia persona come soggetto di un dipinto, m'interessano di più altri esseri umani, soprattutto le donne, ma ancora più altre apparizioni." (Gustav Klimt)

Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, vicino a Vienna.Espone insieme a Rodin, Böcklin, Khnopff; le accuse di oscenità perseguitano il suo operato, ma non mancano prestigiosi riconoscimenti internazionali. A Ravenna  è folgorato dai mosaici bizantini, cui si ispira per il proprio stile ricco e complesso: i quadri diventano gioielli (un’eco lontana dell’attività di oreficeria del padre) e il preziosismo suscita senso di straniamento e mistero.Inizialmente crea decorazioni pittoriche per pubblici edifici e provoca subito scandalo per l’ardito erotismo e l’audacia compositiva; è lontano dalle Avanguardie ma assimila le tendenze dell’Art Nouveau. Sancisce la propria estraneità all’accademismo nel 1897, fondando la Secessione Viennese e nel 1906 forma il nuovo gruppo Kunstschau Wien.Si spegne nel 1918, in seguito a un ictus. L’amico Egon Schiele lo ritrae sul letto di morte.




Il bacio

Il Bacio di Klimt è forse l’opera più famosa del pittore austriaco. E’ un olio su tela dipinto nel 1908 e conservato alla Osterreichische Galerie di Vienna.
Klimt ha vestito i suoi personaggi con una lunga tunica, che permette di avvolgerli in una intimità unitaria che lascia scoperti solo le braccia, la faccia ed il ginocchio della donna dando l’impressione della nudità e semplicità della passione. I sentimenti sono nello stesso tempo autentici ed individuali ma corrispondenti ai ruoli: il senso di totale abbandono e dedizione della donna piegata, nei confronti dell'uomo, rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza 

L'albero della vita

Klimt deriva qui spunti formali dall’antico Egitto, da Bisanzio, dal Giappone, raccontando un’esile quanto fascinosa “favola bella”: tra i rami dorati dell'albero della vita una fanciulla attende l’amato, cui infine si ricongiunge appassionatamente. Nelle figure del Fregio Stoclet vi è il contrasto, tipico del “periodo d’oro” di Klimt, tra il trattamento naturalistico dei volti e delle braccia e l’astratto appiattimento decorativo delle vesti.

Portrait of Adele Bloch- Bauer

Ma l'arte di Klimt non è tutta o soltanto espressione di un mondo interiore morbosamente angosciato, come appare in molte sue opere: egli è capace di rendere anche l'ultima magica poesia di un bel paesaggio o la forza interiore che emana dai visi di alcuni ritratti femminili.

Danae

Corpi sensuali che si avvinghiano, fluttuando in uno spazio liquido. Muse dal volto enigmatico e dallo sguardo inquietante: pelle bianchissima, chioma corvina o ramata, rosso sorriso ambiguo. E oro, oro dappertutto, oro che ricopre la carne, gli sfondi, i colori
.

Sea serpents
In "Bisce d'acqua" la donna è inevitabilmente associata alle forze della natura, è essa stessa elemento ingovernabile, il cui potere sconosciuto è evocato tramite riti segreti: il mito della donna sirena sceglie come ambiente dell'eros femminile il mondo sotterraneo dei fondali marini.
Klimt ritrae spesso le donne: bellezze aristocratiche, forme delicate e conturbanti, visi languidi dalla torbida sensualità. Donne fatali che assumono valenze simboliche e racchiudono riferimenti ai sogni, all’angoscia, alla morte.

Le amiche

Klimt basa il proprio stile sulla linea, morbida e ondeggiante, combina astrazione, sintesi e decorazione con grande armonia e naturalismo; abile paesaggista, fu ricercato soprattutto come ritrattista di figure femminili della ricca borghesia industriale viennese che ritrasse con immagini eleganti e languide, simili a preziosi lavori di orafi che rivelano un erotismo intenso e rispecchiano il temperamento appassionato dell’artista.

Giuditta I

La donna di Klimt è sempre in sospeso fra la sacralità e la crudeltà, spesso presentata in posa frontale come un’icona da rispettare o da temere, dispensatrice di felicità, come nel quadro Il bacio, o causa di distruzione, come Giuditta I.
Anche qui l’attenzione del pittore è rivolta verso la figura femminile, incarnazione del male e simbolo della femme fatale che porta alla rovina e alla morte il suo amante, secondo un luogo comune della letteratura tra il 1890 e i primi decenni del ‘900. 



Le donne dipinte da Gustav Klimt non sono l'ennesima variazione sul tema della donna vipera, sono la rappresentazione dell'eterno femminino inteso come forza naturale, come genesi e conclusione: l'artista sente la paura verso una creatura sconosciuta, ma ne fa il suo "doppio", avvicina il pericolo perché ne è attratto. Klimt cercherà di penetrare e sviscerare attraverso l'arte quel segreto cosmico che crede racchiuso nel corpo femminile.












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